Real Steel [e che te lo dico a fare?!]

Ok, ammetto di aver supplicato il mio fidanzato per andare al cinema ieri sera.

Volevo vedere Real Steel. E sì, non sono una grande fan dei robot. Ma in questo film c’è Hugh Jackman. Hugh Jackman.

Questo.

Accecata da questo pensiero, non mi ero accorta che fosse un’opera di Spielberg. E quando il suo nome è spuntato nei titoli di testa, il primo pensiero è stato: ma allora gli è presa la fissa dei robot.

È un bel film, fatto bene, godibile. Certo non da Oscar (se non per gli effetti speciali), ma credevo fosse molto peggio. Non mi sono pentita dei soldi del biglietto, e di questi tempi è raro.

La storia non è originalissima, per quanto tratta da un libro (anche questo l’ho scoperto dai titoli di testa): come nella più vecchia tradizione spielberghiana, i buoni sono tanto buoni, i cattivi tanto cattivi e il riscatto arriva per tutti.

Ma la colonna sonora è da gasamento [non sono sicura che si possa dire]: tipica colonna sonora da film figo americano, sullo stile di Fast & Furios, ma con Hugh a fare da valore aggiunto.

In alcuni momenti, ringrazi che ci sia un attore come lui a reggere il film, anche se in effetti non ce ne sarebbe affatto bisogno.

Man mano che si susseguono i robot, il pensiero più insistente è: voglio un robot!!!

Certo, alla fine del film il pensiero è: voglio Hugh!!! ma non so se sua moglie sarebbe d’accordo. 

In conclusione, film da guardare. Anche se non come imperativo assoluto. 

I pesci non chiudono gli occhi.

Erri de Luca ha quella marcia in più. Ha quel modo di scrivere semplice ma allo stesso tempo ricercato che ti conquista.

E il suo ultimo libro non delude.

La storia di un bambino, non più bambino. A 10 anni non si è più bambini, e si aspetta che il corpo raggiunga la consapevolezza che i pensieri hanno già raggiunto. Ma come si fa ad aspettare un corpo che non si sente più proprio? Bisogna spingere da dentro, come dentro un uovo. O bisogna far rompere il guscio da fuori.

E si scopre l’amore. Quella parola così fastidiosa, “un dolciume obbligatorio per me indifferente alla pasticceria“.

Un bambino non comprende quella parola, è l’odio il più comprensibile, perché è quello che fa scoppiare liti, ed è il più visibile.

In realtà, è la prima volta che leggo un libro che racconta sì un’evoluzione, ma concentrata in pochissimo tempo e in soli due episodi.

Uno di quei libri da divorare e rileggere. Che ti offrono “frasi sismiche“.

Come ad esempio: Ci vuole strafottenza quando si sente sparlare“.

La mia nuova filosofia di vita. 

“Non riesco a saziarmi di libri.”

Una domenica pomeriggio passata tra i sorrisi, tra i battiti del cuore. Sintonizzati su un grande Amore.

E poi, quella strana voglia che ti prende, di andare a riempire le narici dell’odore dei libri e delle copertine.

E perché non approfittarne nel giorno in cui c’è lo sconto del 15% su tutti?

Entro alla Feltrinelli intenzionata a prendere il mio Mr.Gwyn e uscire, ma poi… quanto sono carine quelle borsettine rosse che servono per depositare i libri mentre giri tra gli scaffali? Ne prendo una, la metto al braccio e mi dirigo verso il reparto novità.

Ecco, il nuovo libro di Baricco è lì che mi guarda con la sua copertina color crema e il suo titolo verde. Mi avvicino piano, spalancando le narici, riempiendole del profumo del cartoncino. E lo prendo.

Borsa rossa +1. 

Sono intenzionata ad andare alla cassa, ma poi qualcosa attira la mia attenzione: lo scaffale fantasy. E la copertina de La Bussola d’Oro.

“Uhmmm… chissà se c’è la saga di Queste Oscure Materie!”

Mi avvicino ed è lì. La prendo, la sfoglio, è un bel tomo. Ma vedo tra le righe il nome di Lyra, i daimon. Sono indecisa.

Borsa rossa +2.

Ora però devo andare davvero alla cassa.

“Oh, guarda, il Signore degli Anelli della Bompiani in versione Vintage. Come?! 19 €!? Ma io l’ho pagato il doppio!”

E mentre piango disperata, il Trono di Spade di Martin mi sorride dallo scaffale in basso.

Borsa rossa +3.

E poi… Scaffale dei gialli, la Regina del Giallo Agatha Christie mi guarda con una certa cattiveria.

“Ma come? Pullman sì e io no?”

“Signora Christie, abbia pazienza. I suoi li ho già letti. Ma tornerò a farle visita.” 

Le volto a malincuore le spalle. E poi eccolo lì: Ian McEwan che mi fissa e sorride:

“So che vuoi farlo!”

Mi avvicino e… L’inventore di Sogni è lì, pronto per essere portato a casa.

Borsa rossa +4.

E ora… alla cassa. Veloce.

“No, fermati! Sicura di voler spendere tanti soldi oggi? Tra poco è Natale e potresti lasciarti qualche titolo per allora.” 

Accidenti alle crisi di coscienza del portafoglio!

A malincuore rinuncio a Pullman e a Martin.

Baricco e McEwan hanno la precedenza.

Oh, guarda, il cd di Johnny Cash! 

Veloce alla cassa, ora! 

Fine dello scontro:

IO 0 – Borsa rossa 2

Sun & Cold(play)

Oggi è venerdì. Nel mio piccolo paesino di provincia, il venerdì c’è il mercato.

Uno di quei mercati di un tempo, dove ci si conosce tutti, e si conosce anche l’uomo del banco dei salumi, della frutta, dell’intimo, dei fiori. E passare attraverso questo mercato è un po’ come fare un salto negli anni 50.

E stamattina l’ho attraversato. A piedi, perché non volevo prendere l’auto per fare 1km di strada.

In più splende il sole. 

E allora, giacchina, sciarpa leggera, libro sottobraccio e cuffie alle orecchie.

Nei rumori e nei colori del mercato… Fix You dei Coldplay.

Nulla conta più. Le auto che passano, la gente che mi guarda come se fossi una sconosciuta (eh sì che io in questo paese ci vivo e ci cammino da quando sono nata).

Solo Chris Martin a riempire le orecchie e lo sguardo su quella che è casa mia: le strade, la piazza, la fontana piena di pesci geneticamente modificati, la chiesa e il suo campanile, la mia scuola…

Orecchie piene di musica, occhi pieni di sole, e testa piena di ricordi. 

Come si può odiare e amare la propria casa così? 

La crisi si sente perché sono tutti “dissoccupati”

Partecipare al Congresso Generale del sindacato di papà mi fa sentire adulta e bambina allo stesso tempo.

Sono adulta, perché in un congresso di questo tipo si parla sempre di cose serie: la crisi, il lavoro che non c’è, le difficoltà che i datori di lavoro danno.

Ma bambina, perché mi conoscono tutti da quando ero una ragazzina, mi sorridono, mi salutano quasi come allora. E scalda il cuore sentirsi sempre la “piccola” in determinate occasioni. Non perché io sia effettivamente la più piccola, ma perché loro mi sentono come tale, mi hanno vista crescere. Mi hanno visto lavorare e avere a che fare con loro in altri termini e condizioni.

Ed è come tornare a quegli anni in cui sei una ragazzina che passa a salutare papà in ufficio e trova solo sorrisi e zero problemi.

Mi sento ancora troppo legata al passato per andare avanti come dovrei. 

Baciami ancora e ammazza il vitello grasso.

Perché ultimamente mi sento tanto il fratello grande della parabola del Padre Buono.

Sarà pure buono questo padre ma è troppo buono. 

Mia sorella ha veramente avuto tutto, ha potuto scegliere liberamente cosa fare, sia a scuola, sia dopo essersi diplomata.

Se n’è andata all’università fuori, è tornata, è stata a casa senza far niente, ora fa la sua bella accademia.

E io? Io no. Un po’ per accontentare papà, un po’ perché pensavo fosse la mia strada, mi trovo invischiata in questa facoltà. Invischiata. Prigioniera.

E non riesco a liberarmi, non riesco a uscire. 

E inoltre, mia sorella non mi rivolge la parola. Lei a me. Come se io fossi la causa di tutti i suoi problemi e non il contrario.

Ho un vaffanculo incastrato nella gola. E la rabbia che preme per farlo uscire. 

Le coccole che hai fatto e ricevuto.

E nonostante i libri e i film siano pieni di amori perfetti, di amori che sfidano il tempo e le distanze, ogni volta che c’è la storia di una relazione a distanza, irrimediabilmente finisce.

Perché le relazioni a distanza sono difficili. Perché non vedersi tutti i giorni rende il cuore instabile e l’amore fragile.

Quando ci si rivede dopo tanto tempo, bisogna riprendere confidenza l’uno con l’altro. Con gli abbracci e con i baci. Risentire quel profumo, ristringere quelle mani.

E non è facile. Se la distanza è tanta, se è prolungata nel tempo, richiede tanto impegno. Tanta forza. E tanta pazienza.

E la capacità di capire che la vita, soprattutto quella insieme, non è mai solo rose e fiori. Che le spine a volte fanno male. E che i litigi sono inevitabili.

Ma inevitabili sono anche le risate, le telefonate, i messaggini. E i sacrifici con il sorriso sulle labbra.

 

Si stava meglio quando si stava peggio…

Stamattina mi sono trovata in una situazione strana.

Mentre ero in segreteria, all’università, ero circondata da piccole matricole. Talmente piccole che non sanno l’utilizzo di una fila, che saltano i posti, che credono di poter dire e fare qualsiasi cosa gli passi per la mente.

E il mio pensiero è stato: Ai miei tempi non era così!

Vi rendete conto? Ai miei tempi…

Ma poi sono stata in banca. E c’erano due signore che si lamentavano di dover aspettare [il contatore era al numero 82, io avevo l’83 e loro l’84] perché una cassiera stava sistemando alcune pratiche urgenti.

Ma io in che età sono? Acida ma non troppo, tollerante ma non eccessivamente. AIUTO!!!

ps: la segreteria di facoltà non è cambiata di un pelo dai miei tempi.

Pan di via VS. Zuccotti di Zucca.

Harry Potter ha segnato 10 anni della mia vita. Mi ha fatto scoprire il mondo fantasy, mi ha fatto amare quel tipo di magia. Non quella che risolve tutti i problemi, non quella che sconfigge il male, non quella che è buona o cattiva.

E poi, finalmente sono approdata al Signore degli Anelli. 1250 pagine di lettura. Parole su parole che mi hanno riportato l’entusiasmo per la lettura. Per quel mondo diverso ma tanto familiare.

E l’altra sera, riguardando La Compagnia dell’Anello, mi è venuto spontaneo paragonare Frodo a Harry. Non per decidere chi sia il migliore, ma per capire quante analogia ci sono tra i due.

Gli eroi buoni, pronti a sacrificare tutto per salvare la Terra di Mezzo e il Mondo Magico.

Tutti e due quasi inconsapevoli nel momento in cui si lanciano in quest’avventura. Hanno solo il coraggio delle loro scelte.

Frodo ha Sam. Harry ha Ron ed Hermione.

Frodo ha un anello. Harry ha un collegamento mentale con il suo nemico, che a volte somiglia all’anello.

Frodo ha Gandalf. Harry ha Silente.

Già, Gandalf vs. Silente.

Io comunque preferisco le colazioni Hobbit alle cene in Sala Grande. 

Ma sicuramente preferisco la Sala Grande alle miniere di Moria. 

Valeriana e stelle di glassa.

Quattro valeriane per rilassarmi. È il mio massimo, il limite della mia sopportazione.

E se la vita è un autobus, scendo a questa fermata. Perché ho bisogno di stare un po’ con me, di confrontarmi con me stessa e ricalibrare le forze.

Oggi è il due novembre: non mi è mai dispiaciuta più di tanto questa data. Con la fortuna di avere i miei nonni, i miei genitori e gli amici più prossimi ancora qui con me, è sempre stato un modo per ricordare chi non c’era più con dolce malinconia.

La malinconia c’è. Arriverà anche la dolcezza.

In fondo fuori splende il sole.