Se posso spiegare perché volevo buttarmi dal tetto di un palazzo? Certo che posso spiegare perché volevo buttarmi dal tetto di un palazzo. Cavolo, non sono mica deficiente. Posso spiegarlo perché non è un fatto inspiegabile: è stata una scelta logica, la conseguenza di un pensiero fatto e finito. E neanche di un pensiero troppo serio. Non voglio dire che fosse un capriccio — solo che non era tremendamente complicato o angoscioso.

Non buttiamoci giù – Nick Hornby

La bellezza delle cose fragili.

Ci sono notti in cui non riesci a dormire.

Per il caldo, per i pensieri, per gli attacchi di panico improvvisi.

E ci sono libri che sanno accompagnarti fino all’alba di notti così.

La bellezza delle cose fragili è uno di questi libri. Un libro delicato, un romanzo forte e disordinato su una famiglia, come tante ma unica.

Storie che si intrecciano, padri con pesi troppo grandi, madri che non sanno come comportarsi, e figli riflesso inconsapevole dei genitori.

D’altra parte, lo diceva anche Tolstoj, tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.

La famiglia Sai è una famiglia felice, o forse no, è infelice in un modo completamente diverso, perché ci si aggiunge il fatto di essere immigrati, di non saper restare.

La storia inizia in Ghana, e intorno al Ghana e alla sua mancanza tutto si sviluppa.

Un intreccio a volte disordinato, confusionario, ma sempre lineare, mai difficile ritrovare il bandolo della matassa. Si segue il filo dei ricordi, degli avvenimenti presenti e passati. E si trova il punto d’arrivo. O forse, solo un nuovo punto di partenza.

La bellezza delle cose fragili finisce di diritto in cima ai libri belli.

Quei libri che ci mettono un po’ a conquistarti, ma quando lo fanno riescono a farti perdere tra le loro righe e le loro parole, fino a farti alzare gli occhi e vedere il cielo  che si colora di rosa e azzurro, e ti fanno pensare di non aver perso per niente la notte e il tuo tempo.

La famiglia Sai non ti fa venir voglia di farne parte, ma ti fa pensare che, sul serio, tutto abbia un perché, tutto abbia una fine, e non sempre alcuni avvenimenti siano negativi, non completamente almeno.

È inutile amare con tanta forza, perché la forza non viaggia, non trattiene, non protegge, non va dove va chi amiamo, non fa da scudo – eppure, quale altro modo di amare è possibile?

Titolo: La bellezza delle cose fragili

Autore: Taiye Selasi

Traduttore: Federica Aceto

Edizione: Einaudi Super ET, 2015

È sopra le nubi che la luna illumina veramente la notte [Addio e grazie per tutto il pesce]

Quarto capitolo della trilogia in cinque libri di Douglas Adams, Addio e grazie per tutto il pesce è delirante, come i precedenti, divertente come il primo, e sospeso come solo un quarto capitolo può essere.

Ho ancora un leggero mal di testa perché seguire Arthur Dent e Ford Prefect non è mica una cosa semplice, se poi continuano a viaggiare avanti e indietro anni luce, peggio di peggio.

L’unica cosa che puoi fare è cancellare ogni tua opinione, anche sulla fisica stessa, e credere a quello che stai leggendo. Perché è sicuro che ci troverai la verità.

Così come trovi la verità nella Guida Galattica per Autostoppisti. (è un tablet! Praticamente è un tablet. E hanno anche il coraggio di dire che Adams non è fantascienza)

Signori, un annuncio importante. Questo è il volo 121 per Los Angeles. Se oggi nei vostri programmi non è incluso un viaggio a Los Angeles, questo è il momento giusto per scendere dall’aereo.

Io lo avrei scritto a caratteri cubitali all’inizio del primo libro, ché ormai arrivati a questo è difficile fermarsi.

Al prossimo e ultimo capitolo, DNA!

Titolo: Addio, e grazie per tutto il pesce

Autore: Douglas Adams

Traduttore: Laura Serra

Edizione: Mondadori, 2012, Kindle