Sono le facce della stessa rabbiosa moneta, a fronteggiarsi nel piazzale. [A viso coperto]

A-viso-coperto-di-Riccardo-Gazzaniga

Due schieramenti nemici si sfidano ogni settimana su un terreno di rabbia e violenza: sono gli ultrà e i celerini. A Genova un gruppo di tifosi sceglie di non accettare imposizioni e ingaggia uno scontro frontale con la polizia. L’odio per le divise riesce a unire reduci del G8 ed estremisti di destra, adolescenti eccitati dalla guerriglia e uomini perseguitati dai fantasmi di un passato insopportabile.
Tra le forze dell’ordine c’è chi è acceso dall’adrenalina e chi non può liberarsi da un tremendo rimorso, chi vuole raccontare in un libro la sua storia e chi potrebbe segnare la propria con un errore fatale.

Quando ho sentito parlare per la prima volta di questo libro, son rimasta a pensare, molto combattuta se leggerlo o meno.

Poi, come spesso accade con i libri, è stato lui a scegliere me. Mi ha chiamata, e ho accolto questa chiamata nonostante non sia una lettura da ombrellone.

E mi son trovata davanti a 532 pagine di storie, comuni storie di uomini di ogni giorno, quelli che lavorano da una parte della barricata, e quelli che sono l’altra parte della barricata, senza neanche capirne il perché.

Credevo che, poiché Gazzaniga è parte di queste storie, fosse un racconto di parte. E invece… A un certo punto non sapevo più chi erano i “buoni” e chi i “cattivi”. O meglio, da entrambe le parti ci ho trovato la bontà delle idee, e l’incoerenza della violenza.

Per una che ha nella divisa, e in quello che rappresenta, la massima fiducia possibile, sapere di alcuni avvenimenti, e leggere in un romanzo che quello che si dice in giro ha effettivamente un fondo di verità, è come un piccolo terremoto. Di quelli che scuotono le fondamenta, pur non danneggiandole.

Ma leggere che, chi è dall’altra parte, a volte, ha delle ragioni “forti” e altrettanto giuste, ha riequilibrato l’ago della bilancia.

Forse 532 pagine sono tante, qualcuno ha detto troppe, io credo che avrebbe potuto essercene qualcuna in meno, e forse qualche intreccio meno… crudele.

Ma la storia, in alcuni casi, non si fa scrupoli, e va avanti. E questo libro è uno di quelli.

Tre stelle e mezzo. Pienamente meritate.

Piccolo appunto: nei ringraziamenti, il riferimento al tempo del lettore mi ha commosso.

Grazie a te, Riccardo Gazzaniga, per aver utilizzato bene quel mio tempo a disposizione.

Titolo: A viso coperto

Autore: Riccardo Gazzaniga

Edizione: Einaudi, Stile Libero Big, 2013, Formato Kindle

L’arte di partire

La prima volta che ho visto Milano c’era il sole.

La seconda anche.

Ma l’impressione è sempre quella. Qualcosa di enorme, qualcosa che fagocita un piccolo essere umano perché ci sono cose più importanti.

Cosa poi ci sia di più importante non saprei. Ma io sono una che sulle prime sensazioni ci ha basato tutta la vita. E le sensazioni sulle città sono ancora più marcate.

E ieri, mentre facevo quel “lungo” viaggio sulla tangenziale intasata (gli esperti mi hanno detto che quella tangenziale è sempre intasata) per spostarmi da Linate a Malpensa, pensavo ad altri viaggi, quelli non intrapresi per “visite di piacere”, quelli di chi emigra, oggi come trenta o quaranta anni fa. E si può ben parlare di mondo globalizzato, ma le differenze ci sono eccome.

Chi viene da piccoli paesi del sud, tipo il mio, cosa avrà pensato, cosa pensa di una città per cui nulla è importante se non l’economia (nel senso più ampio del termine)? Una città che costruisce palazzi mastodontici per la paura di sentirsi soli, e poi lascia solo chiunque, ad affrontare una solitudine più pesante?

Che poi uno penserebbe che non mi piace. Il che è anche vero, perché mi mette angoscia, e tra le città “grandi” preferisco Roma, che è frenetica, che è ingarbugliata, che ha tanti problemi, ma che è meno “fagocitante”.