Breve storia di un libro per caso. [Le Vie dei Canti – Bruce Chatwin]

Capita di entrare in una libreria, trovare un’offerta sugli Adelphi e cominciare a girellare, senza neanche un titolo in testa.

E capita di trovare un libro con una copertina arancione acceso, dal titolo poco chiaro (e grazie, non sapevo neanche che fossero) “Le Vie dei Canti”, e di andare verso la cassa quasi per sbaglio, attirati soprattutto dalla quarta di copertina, perché gli uomini invece di star fermi se ne vanno da un posto all’altro?

È così che scopri che le Vie dei Canti si trovano in Australia, e che sono le strade percorse dagli Aborigeni fin dalla notte dei tempi, e che questo libro parla di viaggi, sì, ma soprattutto parla dell’istinto che spinge i popoli nomadi a spostarsi in continuazione.

Ma a un certo punto ci si accorge che parla anche di tutto quello che popoli diversi tra loro, lontani nel tempo e nello spazio, hanno in comune. Senza parlare la stessa lingua, senza mai essersi incontrati.

Quindi, ho ormai capito (ma non che ce ne fosse granché bisogno) che quando un libro mi sorride da uno scaffale e fa di tutto per essere notato lo prendo e lo leggo. Perché se lo fa, c’è sempre un motivo.

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Titolo: Le Vie dei Canti

Autore: Bruce Chatwin

Traduttore: Silvia Gariglio

Edizione: Gli Adelphi, 1995