Di albe e ore piccole piccole.

Non facevo l’alba per finire di leggere un libro da tempi immemori. Da quando non azzeccavo più un libro “giusto”. Da quando, soprattutto, me ne mancava la serenità per farlo.

È successo ieri notte, questa notte, questa mattina… oh, insomma! È successo.

Con Il viaggio dell’assassino di Robin Hobb, terzo volume della trilogia dei Lungavista.

Un fantasy poco “canonico” e allo stesso tempo tradizionale.

Magia, draghi, Arte e Spirito il tutto fasciato in descrizioni vivide e luminose. Al punto che senti gli occhi pizzicare, al punto che ti trovi ad annuire e ridacchiare. A estrapolare frasi sul tempo, sulla vita, sulla felicità, come se le sentissi dentro, come se fossero scritte per te.

Grazie Robin Hobb, per avermi fatto fare l’alba.
Per avermi fatto guardare il buio della notte con occhi diversi.
Per avermi fatto innamorare ancora di un personaggio letterario imperfetto, e tanto umano.

E grazie Efi per avermelo consigliato.

La Trilogia dei Lungavista è la prima ambientata nel regno dei Sei Ducati. Protagonista è Fitz-Chevalier Lungavista, un figlio illegittimo del Re che viene addestrato come Assassino di corte. Il suo scopo principale è quello di difendere il regno dalla minaccia dei Pirati delle Navi Rosse.

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La Trilogia dei Lungavista: 

Titoli: L’apprendista assassino, L’assassino di corte, Il viaggio dell’assassino

Autore: Robin Hobb

Traduttore: Paola Bruna Cartoceti

Edizione: Fanucci Editore, kindle Edition

Finché non cammini per un po’ nelle scarpe di un altro, non sai quanto facciano male.

Ci sono momenti in cui, quando diventi grande, quando diventi adulto, ti fermi a pensare alla tua vita, guardi il passato e inevitabilmente fai il paragone con chi ti circonda.

E di solito, perdi. Perché quando fai un paragone tendi sempre a prendere come riferimento chi, per un motivo o per un altro, ha fatto più di te.

Ma qualche volta, vinci. Solitamente tutte quelle volte che inizi a guardare non solo i risultati visibili che hai ottenuto, ma anche tutti i passi avanti che hai fatto rispetto a te stesso. Tutte le volte che sei caduto e ti sei rialzato. Tutte le volte in cui hai guardato in faccia i tuoi problemi e non li hai fatti vincere, non gli hai dato vantaggi. Tutte le volte in cui hai imparato qualcosa di più su di te, su chi ti circondava. Tutte le volte in cui hai imparato cosa vuol dire fiducia, affetto, amore, e anche cattiveria.

E allora, forse, il bilancio non è così male. Perché è vero, la meta è importante. Ma quanto è importante anche il cammino, il viaggio, le tappe?

Domande, domande, domande. C’è chi dice che i 30 anni sono il giro di boa, a me, con i miei soliti tempi dilatati, c’è voluto un po’ di più. Ma alla fine, che giro di boa sia.

Che per la prima volta, oltre le domande, ho anche qualche risposta.

Solo che a mettere ordine nella propria vita ci si fa più fatica che a mettere in ordine la libreria.

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