Manuali sì, manuali no.

Quando frequentavo il liceo, sognavo (sì, credo sia il termine giusto) di poter scrivere.

Ho sempre usato la scrittura per raccontare un mondo, quello che vedevo, nel mio modo di vedere, ma anche e soprattutto quello che avevo dentro.

Poi, chissà perché, ho lasciato che questo sogno venisse fagocitato da… boh, forse la vita di tutti i giorni, la concretezza di chi mi circondava, o delle persone di cui credevo di potermi fidare.

Da un po’ di tempo, avere quest’angolo di scrittura per me, mi ha fatto tornare voglia di scrivere. Ma (e qui viene il bello) mi sono accorta di essermi svuotata dentro. Di non riuscire a mettere nero su bianco quel mondo che prima mi sembrava così chiaro.

Si può imparare a scrivere? O re-imparare a farlo?

E i manuali di scrittura (primo quello di Carver, ma anche quello della Gotham Writers) possono servire allo scopo?

E… quanta paura fa una pagina bianca?

Non buttiamoci giù

Cioè come continuare a chiedersi “ma perché l’ho comprato?” e trovare la risposta qualche pagina dopo, e poi tornare a chiederselo.

Nick Hornby è inglese, e come tale ha un modo di trattare alcuni temi che può sembrare dissacrante ma forse poi non lo è così tanto.

In questo romanzo si parla di suicidio, o meglio non se ne parla, o meglio, ne fa il filo conduttore, senza mai parlarne sul serio.

Cosa spinge Maureen, JJ, Martin e Jess sul tetto della Casa dei Suicidi la notte di San Silvestro?

La disperazione, forse, l’incapacità di uscire da alcune situazioni, la noia, un carattere difficile.

Chi lo sa? D’altra parte, cosa spingerebbe ognuno di noi a salire su quel tetto? Credo che tutti potremmo dare una motivazione diversa.

Ma alla fine, non si buttano da quel tetto, non quella notte, e instaurano una specie di rapporto-sostegno. Pur non avendo niente in comune (neanche la disperazione), pur pensandola agli antipodi su praticamente tutta la vita.

Non buttiamoci giù non è un libro sul suicidio, non è un libro consolante. È un libro sulla vita. Quella di ogni giorno, quella più o meno difficile, quella che ti fa disperare e gioire di essere vivo allo stesso tempo.

Non buttiamoci giù è un romanzo strano. E non so se lo consiglierei.

O forse sì.

Ma solo se non vi aspettate grandi risposte.

In realtà neanche se ve ne aspettate di piccole.

La notte di Capodanno, in cima a un palazzo di Londra, si incontrano per caso quattro sconosciuti. Non hanno nulla in comune, tranne l’intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Martin è – o meglio, era – un famoso conduttore televisivo, che si è giocato carriera, famiglia e reputazione andando a letto con una quindicenne. Farla finita, per lui, è una scelta logica e razionale. I suoi metodici preparativi vengono interrotti dall’arrivo di Maureen, una donna che ha dedicato la sua vita a un figlio gravemente disabile, e che ha deciso di farla finita. La terza a salire sul tetto è Jess, un’adolescente sboccata e straordinariamente molesta. Vuole buttarsi perché il ragazzo di cui è invaghita non vuole più saperne di lei. L’ultimo è l’americano JJ, un musicista fallito che vive per il rock e la sua ragazza. Ma la sua band si è sciolta, e lei lo ha piantato. Dopo una discussione accesa e stralunata i quattro aspiranti suicidi finiscono per scendere dal tetto, ma per le scale, e imprevedibilmente tutti insieme, uniti da un’intima complicità impensabile fino a qualche ora prima. Poiché nello scenario incerto che ora si apre loro, il compito non facile di ricominciare a vivere dovrà essere affrontato, inevitabilmente, all’interno di un’improvvisata ed eterogenea comunità…

Titolo: Non buttiamoci giù

Autore: Nick Hornby

Traduttore: Massimo Bocchiola

Edizione: Le Fenici Guanda, 2014 , Paperback