E a metà pomeriggio era di nuovo sopraffatto dal desiderio di essere altrove, di essere un altro, di essere un altro altrove. [Ogni cosa è illuminata]

Ci ho messo un’eternità, almeno secondo i miei standard.

Ma questo libro non è per niente semplice da leggere. Nasconde, sotto una patina scherzosa, simpatica e le sgrammaticature di Sasha, un’amarezza e una tristezza di fondo.

Che si impossessa di te, man mano che vai avanti nella lettura. Che ti riempie gli spazi vuoti della tua di tristezza, che attraversa ogni singola lettera di ogni pagina, perché sai che non finirà bene. E la parte peggiore è che sai esattamente come finirà.

Inconsciamente, o consciamente, ho cercato di ritardare quella fine, quello sviluppo, quel nodo.

Forse influenzata dal periodo, forse semplicemente in fase di rallentamento lettura.

Safran Foer affronta un tema “trito e ritrito” in un modo nuovo. Lo fa suo, ne fa una biografia, e diventa un romanzo, una storia, che ti entra dentro. Una storia che è triste, ma che è anche una storia d’amore. Un amore e tanti amori un po’ sui generis, diversi da tutto ciò a cui i romanzi ci hanno abituato.

Una storia che non riesci a lasciare andare.

Non riesco a esser coerente nel raccontare questo libro e le mie sensazioni. Forse sono state troppe. Forse è stata una sola a cui non so dare un nome.

Con una vecchia fotografia in mano, un giovane studente ebreo americano intraprende un viaggio in Ucraina alla ricerca della donna che (forse) ha salvato suo nonno dai nazisti. Ad accompagnarlo sono il coetaneo Alex, della locale agenzia «Viaggi Tradizione», suo nonno – affetto da una cecità psicosomatica ma sempre al volante della loro auto – e un cane puzzolente. Il racconto esilarante, ma a tratti anche straziato, del loro itinerario si alterna a una vera e propria saga ebraica, che ripercorre la storia favolosa di un villaggio ucraino del Settecento fino alla distruzione avvenuta a opera dei nazisti. 
Un viaggio immaginoso aggrappato ai fili della memoria, fili impregnati di vita vera, storie d’amore, vicende tragiche e farsesche. Un modo tutto nuovo di rileggere il passato per illuminare il nostro presente.

 

 

 

 

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